Adolescenti nella tana - Psicologo Milano Pavia

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Adolescenti nella tana

Ragazzi e ragazze che non vanno più a scuola, non escono di casa e spesso nemmeno dalla loro stanza, non frequentano amici, dormono di giorno e vivono di notte, spesso stando al computer, mangiando in maniera irregolare... Hanno età variabile, possono essere anche molto giovani.
In Giappone il fenomeno è stato evidenziato già da molti anni ed è anche stato battezzato, "Hikikomori" (ritirarsi, isolarsi), ma si è diffuso in tutti i Paesi ad "economia avanzata", compresa l'Italia.

Se ne è parlato a Milano, l'11 aprile 2018, in un incontro promosso dall'Ordine degli psicologi della Lombardia, con il professore Matteo Lancini, docente presso l'università di Milano Bicocca, psicoterapeuta, autore, fra altri, del libro Abbiamo bisogno di genitori autorevoli - Aiutare gli adolescenti a diventare adulti (2017).

In primo luogo, è necessario inquadrare il fenomeno nel contesto socio-educativo attuale, molto diverso da quello di un tempo.
Molte le considerazioni che si possono fare, ne riportiamo alcune che ci paiono estremamente utili.

Osserva Matteo Lancini: "[Nell'adolescenza] c'è un distacco netto con l'infanzia, che è stata precocizzata [i bambini, già da piccoli, sono indotti a fare esperienze molto precoci, a volte non adatte alla loro età, n.d.r]. A un anno, se non prima, i bambini si allontanano dalla mamma, che deve tornare al lavoro. Dall'età dell'asilo i genitori mettono a disposizioni mezzi e risorse per sviluppare la socialità, le relazioni con i coetanei. Le scuole valorizzano la creatività degli allievi. Con l'arrivo dell'adolescenza cambia tutto: proprio nel momento in cui i ragazzi chiedono maggiore autonomia, si assiste a una regressione. 'Non perdete tempo con gli amici, non usate il telefonino, dovete concentrarvi sullo studio'. È come se il mondo dicesse loro: la vita è dura, finora abbiamo scherzato, ora dovete studiare e faticare. Il famoso 'prima il dovere e poi il piacere'. Ma non si può proporre un modello educativo impositivo a 12 anni".

E ancora: "È cambiata l'educazione. Senza dubbio. I genitori una volta ritenevano i bambini dei selvaggi da plasmare a proprio piacimento con punizioni e castighi. Oggi fanno un grande investimento sui figli, organizzano il loro tempo libero. Sono più assenti fisicamente, ma virtualmente sono sempre lì, li seguono attraverso tate, nonni e telefonini. Nell'adolescenza, con i primi conflitti, si rifugiano in un modello superato, fatto di sottomissioni e punizioni. Ma non può funzionare."

Ovviamente ogni ragazzo ha una storia a sé, ogni generalizzazione rischia di essere un po' una forzatura, ma lo studio del fenomeno "Hikikomori" sta offrendo alcune coordinate che possono servire a orientarsi nel problema.

I ragazzi che si ritirano socialmente (perlopiù maschi, ma il fenomeno è in crescita anche fra le femmine), se non hanno disturbi psichici o psichiatrici specifici (è necessaria un'accurata diagnosi differenziale), sono giovani "normali", ma particolarmente fragili e sensibili.
Cresciuti in una società dove l'immagine predomina, dove è importante essere sempre "performanti", competitivi, "popolari", possono entrare in crisi quando arriva il momento di uscire da un'infanzia ipertutelata, in cui erano al centro di attenzione e ammirazione, e confrontarsi con la nuova fase adolescenziale
: cambiamenti psicofisici, differenti richieste scolastiche (ingresso alle superiori) e familiari, pressioni all'adeguamento da parte dal gruppo dei pari, eventuali atti di bullismo...

Il senso di inadeguatezza, di vergogna, il crollo dell'ideale infantile (ideale incentivato dalla famiglia) alle prese con le trasformazioni e i compiti evolutivi dell'adolescenza, possono indurre il ragazzo a ritirarsi in un suo mondo-rifugio. Inizia a soffrire di malesseri fisici, somatizzazioni, ansia, angoscia vera e propria.
Il rapporto esclusivo con il "computer" non è la causa del ritiro, ma certo lo facilita: la dipendenza da internet è secondaria, viene dopo. E spesso l'utilizzo del web è ancora un modo per rimanere in relazione con gli altri, tramite le chat, i videogiochi.

Rispetto al che cosa fare con questi giovani, esistono diverse risposte e differenti approcci terapeutici. Non entriamo qui nel merito. Le terapie psicologiche hanno spesso buon esito in età precoci come quella adolescenziale, ma è anche abbastanza difficile impostarle, proprio nel momento in cui l'esigenza del ragazzo è quella di distaccarsi dalla figura dell'adulto.

Come sempre, lo strumento di maggior efficacia sarebbe un'adeguata prevenzione. L'adolescente non nasce dal nulla, ha una storia - anche se breve - alle spalle, ed è per questo che sarebbe importante poter aiutare genitori ed educatori ad avere una maggior consapevolezza del loro ruolo fin dall'infanzia.


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