Il gusto degli altri - Psicologo Milano Pavia

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Il gusto degli altri

"Non fare agli altri quello che vorresti fosse fatto a te, i loro gusti potrebbero essere diversi", scriveva il drammaturgo irlandese George Bernard Shaw.
Una battuta ironica, ma acuta, che può essere ampliata.

Gusti, interessi, esperienze, vissuti, carattere, cultura di riferimento, abitudini, sensibilità psicologica e corporea, sessualità... In quanti aspetti gli esseri umani possono essere differenti? Spesso non lo si tiene sufficientemente presente e si dà per scontato che coloro che abbiamo vicini - ci riferiamo qui in particolare a partner e amici - siano simili a noi.
Non è così. Ogni persona è un mondo a sé, e va innanzitutto conosciuta, poi capita (se ci si riesce) e rispettata (sempre).

Il processo di conoscenza dell'altro è sempre molto lungo, anche se a volte si crede di entrare in perfetta sintonia in un batter d'occhio: lo sanno bene gli innamorati - che, com'è giusto che sia, vivono uno stato d'animo particolarmente felice e una sensazione di fusionalità e simbiosi - ma che, con il tempo, imparano a conoscere meglio l'altra persona e ne scoprono aspetti che non avevano visto (si sa, l'amore è cieco).
Non ci riferiamo tanto ai "difetti" (chi non ne ha?), quanto, appunto, alla complessità che caratterizza l'essere umano.
È importante avere presente tale complessità, per poter instaurare una relazione, sia d'amore sia di amicizia. O una qualsiasi altra relazione.
Senza questa consapevolezza si corre il rischio di nutrire aspettative illusorie, di sentirsi successivamente non capiti-delusi-frustrati-arrabbiati, e di creare a nostra volta un clima di incomprensione e malessere.

Conoscersi, conoscere cosa piace all'altro, cosa lo disturba, e perché, è fondamentale per la buona "manutenzione" di un rapporto e occorre ovviamente che entrambi i soggetti della relazione siano impegnati in questo.
Come? Osservando e dialogando. Compiendo piccoli gesti che facciano sentire la propria vicinanza o, gentilmente se si può, il proprio disaccordo. Senza giungere a essere "ossessivi" su ogni minimo dettaglio (al contrario: è importante appunto anche vivere e lasciar vivere, dando per certo che si è diversi), ma ponendosi e ponendo all'altro, almeno ogni tanto, qualche domanda.

Vi sembra laborioso e difficile?
Anche in questo caso, come ci capita di scrivere in altri articoli, la risposta è: sì, lo è!

Ma la relazione può così essere estremamente migliore di una in cui sia dato per scontato che l'altro pensi o provi quello che pensiamo e proviamo noi. Accorgendosi a volte solo molto tardi che in realtà ci si è allontanati, ergendo un muro di incomprensioni e rancori. A quel punto, allora, diventa difficile recuperare e tutto può essere, purtroppo, molto, molto doloroso per entrambi i soggetti della relazione.


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