Narcisismo e capacità di amare - Psicologo Milano Pavia

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Narcisismo e capacità di amare

L'importanza di un "buon" narcisismo

Da molti anni si parla di "società narcisistica", intendendo - per dirla molto brevemente - una società in cui l'individuo rivolge l'attenzione soprattutto a se stesso piuttosto che aprirsi alla relazione con gli altri.
"Narcisismo" deriva da "Narciso": in un antico mito greco, è il nome di giovane che, specchiandosi nell'acqua di un fiume, si innamora della propria immagine e finisce per annegare.

Oltre a un uso più ampio, il termine "narcisismo" ha una sua specificità in psicologia e, in particolare, in psicoanalisi.
Una certa "dose" di narcisismo è senz'altro "sana" e buona per ciascuno di noi. L'amore per se stessi è fondamentale per vivere. Ha una base biologica, innata - il cosiddetto istinto di sopravvivenza -, su cui poi si innesta la storia individuale. Il bambino impara ad amare se stesso se è amato da chi ne ha cura, se è rispecchiato - in senso lato - dallo sguardo amorevole dei genitori, dal contatto e dalla relazione con loro: "Sono amato, quindi sono degno di amore, e posso anch'io amare me stesso".

Il buon narcisismo si sviluppa quindi all'interno di una relazione d'amore e permette al bambino e alla relazione stessa di crescere e di diventare reciproca.
Semplificando un po': "Tu mi ami, io amo te; tu mi ascolti e mi rispetti e io ascolto e rispetto te; tu vuoi il mio bene, io voglio il tuo".
Su un buon narcisismo si sviluppano dunque le capacità relazionali, di identificazione con l'altro, di empatia e perfino alcuni aspetti etici. ("Ama il prossimo tuo come te stesso", sta scritto nel Vangelo: una frase estremamente sintetica molto densa di significato anche per chi non è cristiano).

Ma, a volte, capita che qualcosa non vada per il verso giusto, a causa di problemi che i genitori hanno avuto a loro volta con le figure di accudimento, o per altri motivi (morte o scomparsa prematura di uno o entrambi i genitori ecc.)
I motivi per cui il bambino può non sviluppare un buon narcisismo sono essenzialmente di due tipi: o chi ne ha avuto cura non lo ha amato a sufficienza, oppure, al contrario, lo ha amato "troppo" (sono le situazioni in cui il bambino è trattato come un piccolo re, sempre super-ammirato, vezzeggiato, celebrato).

In entrambi i casi il buon narcisismo incontra degli ostacoli.
Nel primo caso, è evidente perché. Il bambino non potrà sviluppare amore e stima di sé sufficienti e ciò lo renderà perennemente insicuro, i rapporti con gli altri potranno essere caratterizzati da bisogno estremo e da dipendenza.
D'altra parte, per difendersi, questo tipo di persona potrà sviluppare un sé grandioso segreto in cui rifugiarsi. Si parla, in tal caso, di narcisista "covert" (nascosto) o "a pelle sensibile". Questi sarà più portato a chiudersi in un proprio mondo di fantasia, a cui gli altri non possono accedere, un mondo di cui, finalmente, lui è il re.
Avendo un'autostima particolarmente bassa, entrambi questi tipi di persona possono facilmente incorrere anche in seri problemi di studio e di lavoro.

Un individuo che è stato invece perennemente adorato e al centro dell'attenzione non apprende quali siano veramente le sue qualità, i suoi punti di forza, le sue fragilità, e fatica a relazionarsi con l'altro con la reciprocità e anche l'umiltà necessarie nei rapporti umani.
Anche se, grazie alla sensazione di essere straordinario e ammirevole, questo tipo di narcisista ("overt", evidente) potrà risultare affascinante e riscuotere grande successo in molti ambiti, durante la vita incontrerà inevitabilmente, prima o poi, degli intoppi (fossero anche solo malattie e invecchiamento) che potranno essere fonte di rabbia e grande frustrazione.


Narcisismo e rapporti d'amore

I problemi maggiori di chi non ha potuto sviluppare un buon narcisismo si riscontrano nelle relazioni con gli altri, in particolare in quelle che più profondamente e intimamente coinvolgono la nostra identità e personalità, e cioè le relazioni d'amore. Ma tutte le relazioni affettive ne risentiranno.

La persona costantemente insicura e molto bisognosa di affetto e riconoscimento tenderà a instaurare relazioni di grande dipendenza affettiva.
Se il partner è capace di accogliere e dare risposta a queste richieste, il rapporto potrebbe essere duraturo, anche perché chi maggiormente "dà" sarà gratificato dalla riconoscenza dell'altro. Ma è bene tenere presente che le relazioni solitamente hanno bisogno di reciprocità, il "dare" e l'"avere" si alternano e si compensano, e un rapporto asimmetrico è sempre un po' a rischio. Il partner, nel corso del tempo, può esaurire le energie, aver bisogno a sua volta, e mettere così in discussione una relazione troppo sbilanciata.

Il narcisista "overt" è forse il tipo di persona a cui più comunemente si pensa quando si dice di qualcuno: "È un narcisista".
Persone sicure di sé, spesso di grandi capacità e fascino. Grazie a queste qualità possono essere molto attraenti e avere un buon successo in amore. Ma anche in tal caso è possibile che il partner a un certo punto chieda qualcosa di diverso, un rapporto più profondo, intimo, reciproco, a cui il narcisista non è abituato e che non è capace di instaurare. Abituato a essere su un piedistallo, il narcisista "overt" non riesce a scenderne.

Diverso ancora, e forse più insidioso, il caso del narcisista "covert".
Può sembrare bisognoso, come il primo tipo, e suscitare così nel partner desiderio di accudimento, aiuto, tenerezza. Ma il sé grandioso segreto che questo tipo di persona ha alimentato per difendersi dalla sensazione di non essere degno di amore potrà opporre alla lunga resistenza alle "buone intenzioni" dell'altro, che verrà regolarmente frustrato nel suo desiderio di intimità e condivisione. Il partner crede di amare una persona e si trova costantemente spiazzato dall'emergere, per così dire, di un'altra, chiusa, autosufficiente, sprezzante.

Per i narcisisti "overt" e "covert" spesso è molto difficile fare i conti con i propri problemi di narcisismo, perché questo metterebbe in discussione gran parte della loro vita e delle loro relazioni.
In tal caso capita che sia il partner quello che soffre di più, almeno a livello di consapevolezza, ed è magari lui/lei che si rivolge a uno psicologo per chiedere aiuto.


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