Comunicare bene - Psicologo Milano Pavia

OGGI


Comunicare bene

Una breve scena

Una sera, dopo una conferenza, Marina dà un passaggio in auto a Roberta, amica recente con cui si era accordata in precedenza. Danilo, pure casualmente presente alla conferenza e amico di Marina, vedendo che quest'ultima è in auto, chiede a sua volta un passaggio. Sì, è di strada, nessun problema.

Danilo e Roberta non si conoscono, Marina fa le presentazioni.
Marina fa accomodare in auto Roberta e Danilo, l'amica davanti, perché scenderà dopo, lui dietro. Durante il percorso, Roberta - che è intervenuta alla conferenza - commenta il dibattito, con grande competenza e un pizzico di veemenza. Danilo, anch'egli esperto in materia, cerca talvolta di interloquire, ma lo fa a bassa voce e non con molta convinzione. Marina, ovviamente, è impegnata a guidare.

Arrivati sotto il portone di Danilo, Marina si ferma, lui scende, la ringrazia, ma non ricambia il saluto di Roberta. Marina, nello specchietto retrovisore, vede che Danilo alza gli occhi al cielo, come a dire: "Che rompipalle questa qui (Roberta)".

Un po' interdetta per il mancato saluto, Roberta chiede poi a Marina: "Ma forse Danilo preferiva che tu accompagnassi prima me? Voleva dirti qualcosa?" Marina la rassicura e, un po' amareggiata, finisce il suo giro di accompagnamento.

Roberta e Danilo non hanno comunicato bene fra loro. Naturalmente, non sempre è necessario farlo, ma perché non provarci nemmeno? Se non altro, in questa specifica occasione, per non mettere a disagio Marina, che pure stava dando un passaggio a tutti!

Che cosa è successo?
Roberta, tutta presa da ciò che stava discutendo, non ha dato sufficiente ascolto a Danilo. Il quale, a sua volta, non ha comunicato con efficacia, né con il tono di voce, né con le argomentazioni. E, alla fine, si è di fatto comportato come un ragazzino piccato e non come un adulto.

Un caso raro? Personaggi molto particolari? Purtroppo non così tanto.
Comunicare bene non è semplice come potrebbe sembrare.

Se si intende comunicare con efficacia e se si vuole essere ben compresi, il punto centrale è: non partire sempre e solo da se stessi e pretendere che l'altro "capisca" (vedi anche Il gusto degli altri).

Innanzitutto, la comunicazione, in condizioni normali, ha bisogno di una certa prossimità, che è fisica e "simbolica" al tempo stesso, e di canali di comunicazione funzionanti. Non possiamo pretendere di essere ben compresi se siamo troppo distanti, abbiamo un atteggiamento o una postura scostanti o un tono di voce troppo basso. Anche questi elementi dicono all'altro qualcosa di come ci poniamo nei suoi confronti.

In secondo luogo, è bene farsi due domande - di prassi - sul nostro interlocutore: in che stato d'animo mi pare che sia? Sto forse dando per scontate informazioni, riferimenti, anche culturali - in senso lato -, che non è detto che l'altro abbia? Non siamo tutti uguali!
Posso cogliere qualche segnale di incomprensione? Se me ne accorgo, come posso rimediare? Posso essere più esplicito? E dire, per esempio: "Scusa, non so se mi sto spiegando bene"?
Comunicare, quindi, sulla comunicazione stessa (metacomunicare) e accertarmi se stia funzionando.


Insomma, se vogliamo comunicare bene, qualche sforzo è necessario. Tenendo sempre a mente la celebre frase di un grande studioso di comunicazione, Paul Watzlawick (1921-2007): "Non si può non comunicare". Anche con un semplice sguardo, oppure con il silenzio, o con la postura, qualcosa esprimiamo. Ma non è detto che l'altro capisca o gradisca ciò che crede di capire.


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