Esserci o essere? Questo il dilemma... - Psicologo Milano Pavia

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Esserci o essere? Questo il dilemma...

Facebook, twitter, instagram, whatsapp... social, applicazioni, piattaforme... La comunicazione oggi è sempre più istantanea e in grado di raggiungere tantissime persone.

L'aspetto su cui vogliamo soffermarci è il bisogno di molti utenti - indotto anche dal mezzo stesso - non solo di comunicare e dialogare fra loro, ma anche di "esserci", mostrarsi e ricevere conferme (per altre considerazioni, vedi anche La comunicazione oggi).

Come sempre, non si tratta né di idealizzare né di demonizzare gli sviluppi tecnologici, ma di osservare, riflettere e tentare di capire (e magari agire di conseguenza rispetto a ciò che si pensa di aver capito).

Ognuno di noi sente, pensa e vede delle cose e ha spesso piacere di comunicarle a qualcun altro. È bello scrivere, e anche condividere foto, vignette, video. I social e altre applicazioni consentono a molti di mostrare ed esprimere se stessi in un modo che non era mai stato possibile finora, un'opportunità senz'altro positiva.

D'altra parte l'esserci a tutti i costi, dire sempre la propria, postare selfie in ogni occasione, sembrano essere fenomeni correlati al narcisismo che caratterizza, almeno in parte, la nostra società ("In futuro ognuno avrà il suo quarto d'ora di celebrità" profetizzò in tempi ormai abbastanza lontani il "guru" della pop art Andy Warhol. Per anni il quarto d'ora venne generalmente riferito all'apparire in tv, ma dopo l'esplosione di internet, il mezzo televisivo è - in parte - stato superato).
Esserci, ed esserci sempre, diventa un imperativo. E non è sufficiente: occorre avere conferme continue di se stessi, quantificabili in termini di "mi piace" o "commenti" ricevuti, numero di "amici" o "followers" (seguaci).
A volte il bisogno di avere risposte genera addirittura ansia: c'è chi va in crisi se non riceve un messaggio istantaneo dopo la doppia spunta azzurra di whatsapp (che significa che il ricevente ha visualizzato il messaggio dell'inviante)...

Ovviamente, come sempre, non è possibile generalizzare. Ognuno di noi ha personalità, storie, bisogni, comportamenti differenti.
Tuttavia viene da chiedersi se un certo uso "compulsivo" di social & Co. non indichi anche una certa fragilità rispetto a una più serena consapevolezza dell'"essere" semplicemente se stessi, con le proprie qualità e i propri limiti. Senza il bisogno costante di mostrarsi e di ricevere consensi o risposte, che a volte segnala un'insicurezza di fondo, il senso di un vuoto, di un mancato rispecchiamento di sé nella realtà "vera", non virtuale.
Gioca poi anche un ruolo importante il confronto continuo con gli altri - quelli che paiono avere "successo", che ricevono innumerevoli "mi piace" o hanno migliaia di "amici" (quanto reali?) - rispetto ai quali si cerca di tenere faticosamente il passo... (vedi anche L'invidia... che peccato!)

Esserci o essere? Questo il dilemma della nostra era tecnologica?


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